Opere complete Vol. I (Eutifrone, Apologia, Critone, Fedone) Laterza by Platone

Opere complete Vol. I (Eutifrone, Apologia, Critone, Fedone) Laterza by Platone

autore:Platone
La lingua: ita
Format: mobi, epub
pubblicato: 2013-03-12T23:00:00+00:00


FEDONE

traduzione di Manara Valgimigli

SOMMARIO

Fedone racconta ad Echecrate le ultime ore di Socrate, alle quali fu presente di persona. Per quale motivo la morte avvenne tanto tempo dopo la condanna (I 57a-58c). Sentimenti contrastanti di Fedone al cospetto di Socrate in procinto di morire. Quali amici erano presenti in quel momento (II 58c-59c). Prima parte: il giorno destinato alla morte gli amici si ritrovano per tempo per andare da Socrate, il quale, al loro arrivo, congeda rapidamente Santippe. Socrate, liberato dalle catene, fa alcune considerazioni sul legame che sempre tiene uniti dolore e piacere (III 59c-60c). Le poesie composte da Socrate in obbedienza ad un sogno che gli ordinava di "comporre ed esercitare musica" (IV 60c-61b). L’atteggiamento del filosofo di fronte alla morte; l’illiceità del suicidio. Su questo tema Socrate decide di intrattenersi con gli amici fino al momento della morte (V 61b-e). Gli uomini sono proprietà degli dèi e non hanno perciò diritto di uccidersi (VI 61e-62c). Obbiezione di Cebete: se questo è vero, come è possibile allora che il filosofo desideri di morire, cioè di sottrarsi alla signoria di chi è migliore di lui? L’obbiezione è condivisa da Simmia (VII 62c-63b). Morire, rispondere Socrate, è andare presso divinità savie e buone: questa è la certezza, o almeno la speranza, che spinge il filosofo a desiderare la morte. Simmia, a nome degli altri, invita Socrate a rendere plausibile questa certezza. Intervento di Critone (VIII 63b-64a). La morte è separazione dell'anima dal corpo; il filosofo non si cura per nulla del corpo, né dei suoi piaceri (IX 64a-65a). La conquista della perfetta sapienza è opera dell'anima e non del corpo, che anzi costituisce impedimento; anche per questo aspetto, quindi, il filosofo dispregia il corpo. La verità assoluta, la realtà intelligibile, non si scorge con gli occhi del corpo, ma con il pensiero nella sua purezza (X 65a-66a). La vera sapienza è perciò solo di chi è riuscito a distaccarsi dal suo corpo e dai suoi impedimenti sensibili (XI 66a-67b). La morte come purificazione dell'anima dal corpo. La vita del filosofo non è altro che preparazione ed esercizio alla morte, perché solo dopo la morte la sua anima potrà attingere la vera sapienza (XII 67b-68b). Solo il filosofo è veramente coraggioso e temperante, mentre gli altri lo sono - e qui sta il paradosso - solo per paura o per intemperanza. Il problema della vera virtù: essa sussiste solo se accompagnata dal vero sapere e purificata da tutto il resto (XIII 68b-69e). Seconda parte: in seguito ad un intervento di Cebete, la discussione (XIV 69e-70c). Prima dimostrazione: l'argomento dei contrari. Tutte le cose si generano dal loro contrario, mediante un doppio processo generativo, onde da un essere si passa all'altro e da questo a quello (XV 70c-71b). Ma alla vita è contraria la morte: quindi i vivi si generano dai morti e i morti dai vivi, mediante il duplice processo generativo del morire e del rivivere (XVI 71b-72a). Necessità di questo doppio processo generativo: non c’è solo il morire, ma anche il



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